Siamo ottavi in Europa per numero di stranieri. Ma primi per xenofobia. La situazione nel nostro Paese: tra miti da sfatare, dati spiacevoli e qualche nota positiva.
Era il 21 marzo del 1960. A Sharpeville, in Sudafrica, 300 poliziotti bianchi aprirono il fuoco su una manifestazione contro l’apartheid. Sessantanove persone rimasero uccise. In ricordo di quelle vittime, le Nazioni Unite istituirono la Giornata mondiale contro il razzismo: il 21 marzo di ogni anno, nei cinque continenti, si tengono eventi volti a sensibilizzare la popolazione sul tema.
In Italia è l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) a promuovere iniziative nell’ambito della scuola, della cultura e dello sport, per invitare a riflettere sulla tolleranza sancita dall’articolo 3 della nostra Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Ecco 9 cose da sapere sul razzismo in Italia.
1. L’invasione che non c’è
Secondo una ricerca Ipsos Mori, gli italiani credono che il 30% della popolazione sia composta da immigrati, 20% dei quali musulmani.
Una vera e propria «invasione», su cui si sviluppano convinzioni xenofobe del tipo: «ci rubano il lavoro», «stuprano le nostre donne», «rubano», «puzzano».
IL 5,7% DELLA POPOLAZIONE È EXTRA-COMUNITARIA. Un lucido sguardo ai dati prova che non c’è nessuna invasione in corso: secondo l’ultima rilevazione Istat, gli stranieri residenti in Italia si assestano intorno all’8,3%. Tra questi, un buon numero proviene dall’Unione Europea, mentre i cosiddetti “extra-comunitari” sono il 5,7% della popolazione totale; scende al 3,7% la percentuale dei musulmani. È vero, nell’ultimo anno le richieste di asilo sono aumentate, ma vanno considerate relativamente a un paese di 742 milioni di abitanti. Prendiamo il primo semestre del 2015: in Italia le richieste sono state 251 per ogni milione di abitanti, vale a dire circa 83 al mese. Non basterebbero a riempire una pizzeria.
2. Italia ottava in Europa per numero di stranieri
Sempre secondo l’Istat, il primato degli stranieri residenti in Europa è detenuto dalla Svizzera con il 23,8%, seguita da Austria (12,4%), Irlanda (11,8%) e Belgio (11,3%).
Sono dati da interpretare: gli Stati che prevedono lo ius soli (nascendo in un dato territorio se ne acquisisce la cittadinanza) tendono ad avere una percentuale di stranieri più bassa, perchè i figli di immigrati non entrano in queste statistiche. Inoltre, la preminenza della Svizzera è dovuta alla forte presenza di immigrati da territori limitrofi (Francia, Germania e Italia).
SPAGNA E GERMANIA NE OSPITANO DI PIÙ. A ogni modo l’Italia, con l’8,3% di stranieri residenti, si classifica all’ottavo posto. Il saldo migratorio è quindi superiore alla media europea, ma inferiore ai Paesi cui ci si paragona: oltre a quelli citati, contano più stranieri di noi anche Spagna, Norvegia e Germania. Fa eccezione la Francia, al 6,3%: proprio per la questione dello ius soli. Occorre anche notare che non tutti gli immigrati approdati in Italia vi rimangono: molti proseguono il viaggio verso altre destinazioni europee.
3. La comunità più presente è quella romena
La comunità straniera più numerosa sul suolo italiano è quella romena (22,0%) seguita a distanza da quella albanese (10%) e marocchina (9,2%). Completano la top 5 cinesi (5,2%) e ucraini (4,5%).
Le cinque regioni con la maggiore incidenza della popolazione straniera sono: Emilia-Romagna (12%), Lombardia (11,5%), Umbria (11%), Lazio (10,8%), Toscana (10,5%).
A OGNUNO IL SUO LUOGO COMUNE. Ognuna di queste comunità è vittima di luoghi comuni. I romeni, in particolare, sono diventati un capro espiatorio; qualcuno continua a chiamarli “zingari” e pensa vivano di accattonaggio, in campi abusivi ai margini delle città. Eppure, i romeni non sono più nomadi: la maggior parte di loro vive in abitazioni stabili e lavora – di fatto, l’1,2% del Pil italiano è garantito dai “rom”.
4. La retorica populista alimenta l’intolleranza
Le destre sono in avanzata in Europa e non solo, e l’Italia non fa eccezione: i militanti di CasaPound e Forza Nuova sono cresciuti costantemente negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani delusi dalla politica e depressi dalla crisi.