Con la praticità che lo contraddistingue Roberto Mazzotta dice che lui e gli altri suoi colleghi banchieri sono stati «trattati come gli idraulici ai quali viene fatto fare un lavoro, e dopo che hanno concluso, gli si dice: bravo, poi ti pagheremo. Senza indicargli né quanto né quando».
Il governo ha coinvolto banche e assicurazioni nell’anticipo pensionistico (Ape): saranno loro a prestare i soldi ai lavoratori che decidono di lasciare prima del tempo la loro attività.
Denaro necessario per evitare che sia il governo ad accollarsi il prezzo dei contributi mancanti.
UN MERCATO DA 192 MILIARDI. In teoria il mondo del credito e quello assicurativo entrano in un mercato che (soltanto per gli assegni erogati dall’Inps) vale 192 miliardi di euro.
In pratica gli stessi settori considerano la cosa una truffa. «Soltanto uno stupido può pensare di guadagnarci», conclude Mazzotta, in passato alla guida di Cariplo e Popolare di Milano, oggi presidente del Mediocredito italiano (Gruppo IntesaSanpaolo). DOMANDA. Presidente Mazzotta, Susanna Camusso ha parlato di «grande regalo a banche e assicurazioni».
RISPOSTA. Come si fa con le signore che non sempre dicono cose intelligenti, meglio far finta di niente. E lo dico da amico dei sindacati.
D. Perché non vi piace l’anticipo pensionistico?
R. In genere sono le banche, quando prestano soldi, a porre le condizioni. Se invece ci si dice «dovete farlo» senza guadagnarci nulla, non si può pretendere che siamo anche contenti.
D. Ma entrate in un business ricchissimo.
R. È un profilo di business bassissimo. Che il sistema bancario e quello assicurativo desiderino di occuparsi anche del settore previdenziale è un conto…
D. Però?
R. Lo vogliamo fare con prodotti di carattere assicurativo, vendendo polizze o piani di accumulo. Qui siamo di fronte a un’altra cosa.
D. Quale?
R. Che si garantisca ai pensionati una maggiore flessibilità di uscita è giusto, visto la situazione di crisi in atto. Ma qui lo Stato deve imporre alle banche un interesse bassissimo, se non vuole che il pensionato corra appresso al ministro del Lavoro.
D. E poi c’è l’Inps.
R. Costretta a fare da tesoreria e chiedere servizi alle banche senza una vera contropartita.
D. L’Ape non vi piace perché non ci guadagnate nulla.
R. Solo un imbecille può pensare di guadagnarci qualcosa da questa storia. Ma non ci sarebbe nulla di male, però almeno che si rientri dei costi.
D. Che sono alti?
R. Ci sono costi amministrativi da accollarsi e dipendenti da pagare. E poi è rischioso fare prestiti agli ultra 65enni.
D. La garanzia la mette lo Stato.
R. D’accordo, ma resta il fatto che nessuno mi dice quanto, quando e se mi paga.
D. Si sa troppo poco?
R. Il problema è che non si sa nulla. Del progetto non si conoscono i modi, i tempi e le condizioni. Si sa soltanto che bisogna farlo.
D. I pensionati, nonostante la solidità delle loro pensioni, sono trattati malissimo dalle banche.
R. Le banche, indipendentemente dall’età, non amano prendersi rischi. Prestano i soldi quando hanno la sensazione che rientreranno. E in questa sensazione c’è tutta la grandezza della nostra professione.
D. Il governo si sdebiterà comprandosi le sofferenze.
R. Bah, gli accordi in questo caso sono sempre al ribasso. Anche perché di solito c’è qualcuno che promette troppo e alla fine dei conti imbroglia.
D. Lei va per i 76 anni e lavora ancora. Che cosa ne pensa dell’Ape?
R. Quando si è giovani non c’è cosa più bella delle vacanze. Quando si è vecchi non c’è niente di più gratificante di non avere nessuno che ci dice di farci da parte.