100 PIAZZE. ECCO PERCHE’ LE PAROLE SONO COSì IMPORTANTI. L’INTERVENTO DI SUSANNA CAMUSSO.

“Il candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio dimostra ignoranza e arroganza”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha commentato le dichiarazioni sui sindacati da parte del vicepresidente della Camera che ieri ha parlato della necessità di un’autoriforma pena un intervento autoritario da parte del governo. “Se non si riformeranno – ha detto Di Maio – quando saremo al governo, interverremo noi”. Susanna Camusso gli ha risposto ai microfoni di Radio Articolo1, a margine della manifestazione contro la violenza sulle donne, e ha parlato di “linguaggio autoritario e insopportabile”. Nel merito Camusso osserva che “non è il primo che lo dice, ce n’è stato un altro prima di lui, che poi ha fatto il Jobs Act”. Di Maio, comunque “dimostra analfabetismo sulla Costituzione, dice cose che non sa, non sa neppure che il sindacato è un’associazione libera che cambia in continuazione perché’ radicata nei luoghi di lavoro”.
Ma il vespaio che la dichiarazione di Di Maio ha suscitato è anche la dimostrazione palese di come si può distorcere l’informazione. Non a caso, infatti, l’attenzione dei media si concentra sull’attacco al sindacato proprio nel giorno in cui la Cgil ha cercato di riportare l’attenzione sul tema della violenza contro le donne.

ECCO PERCHE’ LE PAROLE SONO COSì IMPORTANTI. L’INTERVENTO DI SUSANNA CAMUSSO.
Le parole sono estremamente importanti – ha detto ieri Susanna Camusso nel suo intervento conclusivo della manifestazione di Roma – Ma nel lento regredire del nostro Paese le parole sono state usate come armi contro le donne. La nostra libertà, la libertà delle donne, non è scontata. Fa comodo pensare che siamo un problema minore. Per questo oggi siamo tornate in piazza. Nel giornalismo internazionale si è scelto di parlare di tortura, senza spiegare ogni volta il termine, perché è una parola che non ha bisogno di spiegazioni. E allora lo stupro non è una tortura? Perché qui da noi c‟è bisogno di spiegare sempre ogni volta come si è determinato come se la parola non parlare da sé? Bisognerebbe invece mettersi nei panni di chi quella violenza l‟ha subita. La donna diventa colpevole.
Susanna Camusso ha ricordato l‟origine dell‟appello lanciato dalla Cgil e firmato da tantissime donne. Qualcuno – ha detto la leader della Cgil – ha definito l‟appello un‟invettiva. Ebbene sì, lo è, perché è diventato insopportabile il dibattito pubblico su questi argomenti. Le parole, queste parole, ogni tanto gli uomini se le dimenticano. Non ci si domanda perché si esercita la violenza contro le donne. Ovviamente non si dice che tutti gli uomini sono dei mostri. Ma tutti hanno una responsabilità se non prendono parola contro la violenza.
Camusso ha spiegato che è necessario ricominciare a parlare di queste cose perché siamo in presenza di una regressione e perché la libertà delle donne è il metro di valutazione della democrazia in un Paese. La convivenza dipende dalle scelte che ognuno di noi fa ogni giorno. E assistere allo spettacolo di questi mesi, con gli uomini che hanno ingaggiato una lotta tra loro sul corpo delle donne stuprate, (con una classifica sugli stupri a seconda di chi li ha commessi…”) è stata la molla che ha spinto a reagire. E’ possibile cominciare a utilizzare il codice di rispetto nell‟informazione pubblica e tra i giudici che devono decidere sulla gravità delle denunce subite dalle donne. Per le forze dell‟ordine dovrebbe venire prima la parola della donna stuprato piuttosto di quella di chi dice : “era consensiente”.

E intanto in Parlamento lo stalking è stato degradato a multa. Le donne sono considerate come un divieto di sosta…Ma se la cronaca è quella che abbiamo visto, è ovvio che una donna violentata ora ci penserà due volte prima di denunciare…visto che poi il rischio è quello di essere considerate responsabili della violenza stessa. Non vorremmo quindi leggere più che ci sono denunce inventate. Bisogna mettersi dalla parte di chi non ne può più. Per questo chiediamo a tutti, soprattutto a quelli che hanno una responsabilità pubblica, di prendere la parola. Bisogna ridare senso alle parole. E contemporaneamente bisogna rompere il cerchio di silenzio intorno alle donne. Per questo l‟appello della Cgil dovrà vivere nei luoghi di lavoro, nelle case, nelle piazze. La violenza contro le donne è una sconfitta per tutti (recita uno striscione appeso da anni sulla facciata di Corso Italia. Ma oggi siamo stanche delle sconfitte, ha detto Susanna Camusso. Vogliamo reagire, perché ci sia un futuro migliore per tutti.

Ieri RadioArticolo1 ha trasmesso in diretta gli interventi della manifestazione di Roma. Per riascoltare l‟intervento conclusivo di Susanna Camusso è disponibile il podcast:

RADIO ARTICOLO 1

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